Default Argentina: Gli Scenari Possibili

Una delle notizie più eclatanti dei mercati delle ultime settimane è il (presunto) default dell’Argentina. Per le maggiori agenzie di rating il paese sudamericano è già in default, per il governo argentino no! Ad ogni modo, ciò non rappresenterebbe una novità. Secondo uno studio condotto da noti economisti, l’Argentina sarebbe al settimo default della sua storia (1827, 1890, 1951, 1956, 1982, 1989 e 2001, seconda solo al Venezuela (con ben 11 default accertati).  A questo punto, si potrebbe ritenere famosa l’Argentina per i suoi default tanto quanto lo è per il tango! Vediamo ora come si è arrivati a questa situazione e i possibili scenari futuri.

L’Argentina viene considerata tecnicamente in default per non aver pagato 539 milioni di dollari di interessi in scadenza su titoli ristrutturati nel 2005 e nel 2010. In realtà, il governo argentino più di un mese fa ha versato questo importo presso la Bank of New York Mellon, che però non paga i possessori di titoli perché una sentenza di un giudice americano, Thomas Griesa, della Corte distrettuale di Manhattan, impone di pagare prima gli hedge fund (che chiedono 1,5 miliardi di dollari), ovvero il rimborso integrale (100%) del valore facciale di quei bond rastrellati a pochi centesimi di dollaro. Tuttavia, rispetto agli altri anni, questa volta il presunto default sarebbe stato innescato da un sintomatico cambiamento di regime del debito sovrano internazionale. Tale situazione avvantaggia sicuramente i creditori intransigenti che possiedono emissioni di titoli regolamentati dalla legge statunitense. Con il rallentamento della crescita dei mercati emergenti e l’aumento del debito con l’estero, le nuove interpretazioni giuridiche che rendono più difficili in futuro le svalutazioni contabili e la loro rinegoziazione non lasciano presagire nulla di positivo per la stabilità finanziaria globale. E ora cosa potrebbe succedere?

1. Trattativa

Il primo scenario possibile al default argentino è quello di una trattativa “ad oltranza” tra il governo argentino e i rappresentanti degli hedge fund che vogliono incassare enormi dividendi per una speculazione senza precedenti. Questo significa che le entrambe le parti continuerebbero a lavorare alla ricerca di un accordo che consenta all’Argentina di arrivare “incolume” al 31 dicembre 2014 (quando scadrà la clausola vincolante), che permetterebbe a chi ha accettato il concambio nel 2005 e nel 2010 di esigere lo stesso trattamento concesso successivamente ad altri bondholder. Tuttavia, questa situazione farebbe crescere in modo esponenziale i costi del rimborso per il governo argentino! Cifre che, secondo le stime, superano i 100 miliardi e che spingerebbero il Paese nel baratro più profondo! Il raggiungimento dell’accordo tra governo argentino e hedge fund, dopo il 31 dicembre 2014, farebbe rientrare ogni timore e la ristrutturazione del debito continuerebbe senza altri intoppi.

2. Panico e Incertezza

Nella peggiore delle ipotesi, il clima di incertezza spingerebbe i risparmiatori argentini a ritirare i risparmi dal sistema bancario generando un clima di panico e di sfiducia che potrebbe preludere a una situazione simile a quella del Dicembre 2001, quando è scoppiata una crisi finanziaria degenerata in una crisi economica, sociale e politica di grandi proporzioni.

Conclusioni

Personalmente, credo che il caso Argentina rappresenti uno dei tanti esempi di cattiva informazione a cui siamo oggi tristemente abituati! Primo perché non è vero che il paese non ha pagato i suoi debitori e secondo non è vero che la situazione sia così drammatica. Certamente l’economia del paese non è delle migliori, ma non è minimamente paragonabile a quella di 13 anni fa. Anche perché il bilancio commerciale del paese è in attivo grazie al grande export agricolo, uno stato solvente ed un sistema bancario funzionante. A me il caso sembrerebbe più politico che economico. E’ infatti in atto una forte pressione estera perché l’Argentina sia costretta ad agire non del tutto autonomamente. Spingere un paese al fallimento, costringendolo a vendere o a pagare il debito “regalando” le sue materie prime, è purtroppo una triste realtà. Perché nei paesi sudamericani quello che c’è in gioco da sempre è lo sfruttamento delle materie prime di cui il continente è ricchissimo. Nel caso dell’Argentina, recentemente è stato scoperto in Patagonia uno dei più grandi giacimenti di gas al mondo. Una riflessione è d’obbligo.

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