Perché Investire In Spotify

Spotify, il più popolare servizio di streaming musicale, è da oggi ufficialmente quotata a Wall Street. La società aveva presentato agli inizi di Marzo tutti i documenti necessari alla SEC (Securities and Exchange Commission, equivalente alla nostra Consob) per quotarsi in borsa attraverso una quotazione diretta per vendere fino a 1 miliardo di dollari in titoli. Da oggi quindi la società è ufficialmente quotata al New York Stock Exchange (NYSE) con il simbolo SPOT.

Perché Investire In Spotify

Investire in Spotify: Quotazione in Borsa

Tutto fa pensare che la quotazione di Spotify in Borsa potrebbe rappresentare il maggiore debutto tecnologico del 2018, grazie anche alla sua capitalizzazione finale che potrebbe arrivare fino a $23 miliardi. Come anticipato, non si tratterà però di una tradizionale IPO, con l’emissione di nuove azioni.

La popolare azienda di streaming musicale ha scelto la strada della quotazione diretta per determinare il prezzo iniziale delle azioni. L’evento sarà online e il prezzo di esordio sarà quindi fissato dal mercato in base alla legge della domanda e dell’offerta. Scelta da molti criticata, ma che l’azienda si può benissimo permettere in quanto possiede sufficiente liquidità e nessun debito. Ma questa scelta riduce anche i costi legati al collocamento, poiché non richiede il pagamento di commissioni alle banche né campagne per “sponsorizzare” la propria quotazione.

Con il metodo della quotazione diretta, in pratica, Spotify non venderà le sue azioni al pubblico: la sua quotazione consisterà in una serie di transazioni da parte di azionisti esistenti (come dipendenti e investitori) che venderanno eventualmente azioni ad altri investitori del mercato azionario.

Investire in Spotify: Rischi della Quotazione Diretta

La scelta della quotazione diretta non è però esente da rischi. Con essa Spotify scommette sul proprio nome. Ma essere una società famosa non significa nulla per gli investitori, anche considerando che non esistono precedenti di “direct listing” per società di tali dimensioni. Inoltre, senza sottoscrittori, Spotify non ha paracadute, nel senso che non ci sarà nessuno che potrà sostenere il titolo in caso di problemi iniziali.

Senza contare che il titolo SPOT potrebbe essere afflitto fin da subito da elevata volatilità, in quanto non ci sarà alcun periodo in cui sarà vietata la vendita di azioni per chi già le possiede. E se i fondatori o i dipendenti della società non avranno interesse a fare cassa (al “costo” di diminuire il valore della società in cui lavorano), gli investitori della prima ora potrebbero monetizzare fin da subito.

Nonostante ciò, il settore tecnologico gode sempre di considerazione e gli investitori stanno guardando con interesse a Spotify.

Investire in Spotify: Numeri della Società

Ad ogni modo, la quotazione di una società in borsa è un evento utile a capire molti aspetti prima sconosciuti, tipo informazioni sulla sua struttura aziendale, dati finanziari e del debito, imposte e molto altro. Dalla quotazione di Spotify emerge che nel 2017 la società svedese fondata da Daniel Ek ha generato 4,09 miliardi di euro di ricavi, in rialzo rispetto ai 2,952 miliardi del 2016 e i 1,940 miliardi del 2015.

Lo scorso anno si è chiuso però con una perdita di 1,24 miliardi di euro, quasi il doppio di quella del 2016 (539 milioni) e quasi cinque volte maggiore rispetto a  quella del 2015 (230 milioni). Il gruppo ha dichiarato inoltre 159 milioni di utenti attivi al 31 dicembre 2017, di cui 71 milioni “premium” (+13% rispetto al 2016). Numeri che doppiano quelli del suo principale concorrente, Apple Music, con “soli” 36 milioni di utenti paganti.

Lo scorso 26 Marzo Spotify la società ha diffuso i suoi obiettivi per l’anno fiscale in corso, prevedendo di raggiungere tra i 92 e i 96 milioni di abbonati e tra i 198 e i 208 milioni di utenti attivi, compresi quelli paganti, con aumenti rispettivamente del 26-32% e del 30-36%. Per la sua piattaforma streaming l’azienda stima entrate tra i 4,9 e i 5,3 miliardi di euro con una crescita del 20-30% su base annua, meno del 40% registrato nel 2017.

Prevista anche una riduzione delle perdite, stimate tra i 230 e i 330 milioni di euro (nel 2017 erano 378 milioni). E solo per il primo trimestre, Spotify prevede ricavi totali pari a 1,10 miliardi di euro, in aumento del 22-27% su base annua.

Investire in Spotify: Quotazione Iniziale SPOT

Scegliendo la strada della quotazione diretta, l’azienda ha deciso di non fissare un prezzo di partenza delle azioni. Esistono però delle indicazioni presenti nel prospetto: tra il 1° Gennaio e il 22 Febbraio scorso, le azioni sono state scambiate (in forma privata) a un prezzo compreso tra i 90 e i 132 dollari. Moltiplicando per il numero di azioni a disposizione, la valutazione dovrebbe quindi essere compresa tra i 15,9 e i 23,4 miliardi di dollari. Ma sarà il mercato a dire la parola definitiva in merito. Il prezzo iniziale al suono della campanella di Wall Street dovrebbe essere comunque a $132.

Perché Investire in Spotify

Le perdite non preoccupano però il direttore finanziario di Spotify Barry McCarthy (l’uomo che nel 2002 portò Netflix in borsa). Come ha recentemente spiegato, l’azienda svedese sta sacrificando quote dei profitti per allargare il mercato, esattamente come fece al tempo Netflix. Inoltre sta sviluppando nuove fonti di entrate sfruttando il suo appeal verso il pubblico giovanile, ma anche riducendo le commissioni verso le case discografiche (grazie al maggior potere di negoziazione), testimoniato dai recenti accordi con Universal, Emi e altre importanti major.

Ma a proteggere la leadership della società nel suo settore di riferimento vi è anche la diffusione globale del brand, l’efficienza dell’algoritmo e i servizi che mettono in contatto gli artisti con i fan.

La piattaforma offre attualmente ben 35 milioni di canzoni ascoltabili/scaricabili. Per un artista, essere incluso nel database di Spotify è un onore e un privilegio. Nonostante le iniziali proteste di artisti come Taylor Swift e i Radiohead, tutti ormai accettano di essere inclusi in Spotify per verificare la loro popolarità e, indirettamente, vedere crescere o diminuire il loro valore economico sul mercato.

La società svedese potrebbe presto implementare nuovi servizi (tra cui quelli di “marketing big data”) e venderli alle case discografiche e agli artisti, anche perché possiede moltissimi dati degli utenti ancora non utilizzati: in questo modo può scoprire i trend musicali sul nascere e i gusti degli utenti che accedono quotidianamente alla piattaforma. E questo è un servizio fondamentale per le major discografiche e gli artisti. Spotify, come fanno già nelle radio, può farli pagare per entrare in determinate liste e classifiche.

Altra interessante ma difficile sfida che Spotify intende intraprendere nel medio/lungo termine, è quella di entrare nel business degli eventi musicali live e streaming live. Se dovesse farcela, gli introiti aumenteranno a dismisura.

Ad ogni modo, sarebbe opportuno aspettare qualche settimana prima di investire in Spotify. I primi giorni di quotazione saranno infatti contraddistinti da un’alta volatilità.

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