5 Titoli Emergenti Su Cui Investire In Futuro
Non è raro vedere trader che periodicamente decidono di investire il loro denaro in aziende semi-sconosciute, sperando che il loro valore aumenti in maniera esponenziale nel corso degli anni. Quanti di voi avrebbero scommesso su Alibaba? Questo è il classico caso di azienda sottovalutata…..ma che ora ha raggiunto una capitalizzazione di mercato di ben 25 miliardi di dollari!
La piattaforma cinese di e-commerce (partita in un modesto appartamento nella piccola città cinese di Hangzhou!) in soli 15 anni è cresciuta tanto da lanciare la più grande offerta pubblica iniziale (IPO) di azioni della storia! Questa operazione è l’ulteriore conferma di quanto sia possibile creare anche da casa, con i fondi di amici e parenti, il prossimo marchio globale. Sulla scia di Alibaba, vediamo ora i cinque marchi emergenti da tenere d’occhio per un possibile investimento futuro.
Indice
Huawei
In pochi anni, la Huawei è diventata la maggior fornitrice mondiale di apparecchiature per telecomunicazioni. L’azienda cinese, con sede a Shenzhen, ha attuato con successo due ottime strategie aziendali: concentrarsi inizialmente sul comparto business to business (B2B), per passare in seguito al comparto business to consumer (B2C). Solo dopo 20 anni di esperienza nella vendita di switch, router e cablaggi Huawei si è lanciata nella produzione dei principali prodotti supportati da queste reti: i telefoni cellulari.
A dieci anni di distanza, la scommessa sembra vinta. Secondo la società di ricerche di mercato International Data Corporation (IDC), a metà 2014 la quota del mercato globale degli smartphone detenuta da Huawei era pari al 7%, immediatamente dopo il 13% di Apple e il 25% di Samsung. L’altra strategia è quella di “diventare un simbolo nazionale“. Il fondatore e azionista di maggioranza Ren Zhengfei, ex funzionario governativo, è noto per i suoi stretti legami con alti funzionari del governo comunista e per il sostegno da loro ricevuto. Potrebbe quotarsi a breve nelle borse mondiali.
Tata
Già tra le prime dieci società indiane per fatturato, Tata è un vero e proprio conglomerato.
L’azienda non si occupa solo di produrre automobili a basso costo, ma è anche attiva nella produzione di energia, nella fabbricazione di beni di consumo e in quasi tutti gli altri comparti, incluso quello chimico e dell’acciaio. Nel 2008 Tata ha condotto un’operazione finanziaria molto azzeccata, in seguito all’acquisizione di un marchio occidentale molto popolare, come il brand inglese delle automobili di lusso Jaguar Land Rover.
Se questo tentativo di affermarsi all’estero ha avuto successo, con le vendite che hanno segnato nuovi record, un esperimento all’estremo opposto del mercato si è invece rivelato fallimentare. La Tata Nano, un modello lanciato nel 2008 al prezzo di soli $2.000 dollari statunitensi, doveva essere la capostipite di una nuova generazione di autovetture economiche. Ma l’ex presidente di Tata Ratan Tata ha recentemente ammesso che la mini-autovettura è stata commercializzata in modo poco efficace, tanto che i consumatori hanno interpretato “economica” come sinonimo “di bassa qualità”.
Secondo lui, tuttavia, sarebbe ancora possibile rilanciare la Nano con un nuovo marchio in Indonesia o in Europa. Più costante il successo ottenuto dal conglomerato nell’altro settore in cui opera su scala globale, ossia i servizi IT. Infatti, Tata Consultancy ha raddoppiato il fatturato negli ultimi quattro anni e ora conta oltre 300.000 dipendenti in tutto il mondo.
Al Baik
La parola Al Baik, che in arabo significa “la scelta”, è un nome davvero azzeccato per un’azienda specializzata nella vendita alimenti low-cost come pollo, gamberi, bastoncini di pesce e patatine fritti a pressione. In più di 40 anni di vita la catena ha aperto 50 ristoranti in tutta l’Arabia Saudita (il suo maggior concorrente KFC ne ha 57). La particolarità dei suoi piatti è che sono deliziosi….ma non unti, i prezzi sono incredibilmente bassi (meno di 4 dollari americani per un pasto completo con quattro pezzi di pollo, salsa, patatine e pane!) e il servizio è velocissimo. Siti come Trip Advisor e Virtual Tourist sono pieni di recensioni entusiastiche e il successo ha incentivato la proliferazione di copie non autorizzate in paesi circostanti come l’Egitto, il Kenya e il Pakistan.
BRF (ex Sadia)
Quella che all’inizio era una piccola catena di mattatoi brasiliani, nell’arco di 60 anni è diventata l’8° società alimentare a livello mondiale, ora chiamata BRF.
Il nuovo nome risale al 2012, quando Sadia (il 7° marchio di maggior valore del Brasile) ha acquisito la concorrente Perdigão (11° marchio di maggior valore). Sul mercato nazionale BRF detiene una quota di mercato di oltre il 50% nel segmento dei prodotti a base di carne, della pasta e di altri cibi pronti come le pizze surgelate. Il marchio, tuttavia, ha acquisito rilevanza globale soprattutto nel settore del pollo halal (cioè preparato secondo i precetti islamici).
Come sottolineato dagli analisti del Credit Suisse Alexandre Amson e Tobias Stingelin, Sadia fornisce la metà del pollo dell’Arabia Saudita e il 40% di quello dei vicini Emirati. Queste percentuali sono destinate ad aumentare ulteriormente con l’entrata in funzione, prevista per la fine del 2014, del primo stabilimento produttivo fuori dal Brasile, in grado di lavorare 80.000 tonnellate di carne all’anno.
Beko
Negli ultimi vent’anni, il reddito medio pro-capite in Turchia è cresciuto in maniera esponenziale. Oggi molte famiglie che prima avevano difficoltà enormi ad arrivare a fine mese, possono permettersi di comprare oggetti come gli elettrodomestici. In Turchia, i frigoriferi, gli aspirapolvere, i fornelli moderni e tutti gli altri comfort contemporanei sono prodotti da un’unica azienda: la Arçelik.
La società non si limita a copiare la concorrenza, ma destina l’1-2% dei propri utili all’innovazione e vanta una lunga serie di brevetti. Partendo da questa solida posizione sul mercato nazionale, nell’arco degli ultimi dieci anni la società si è affermata nell’Europa occidentale con il marchio Beko, conquistando il primo posto nella vendita di elettrodomestici nel Regno Unito, secondo quanto riferito dalla società, e il secondo posto in Germania, Italia e Francia.
fonte: Credit Suisse