Cosa Succede Se La Grecia Esce Dall’Euro?
La Grecia resta dentro l’Euro o va fuori? Mai come in questi ultimi giorni si è assistito ad una serie di notizie contrastanti sul futuro di Atene! Il popolo greco sta ormai prendendo d’assalto le banche per ritirare i propri risparmi e molti hanno paura che l’uscita dall’Euro del paese ellenico possa provocare un devastante effetto domino sugli altri paesi UE, specialmente quelli che si sono più esposti per risanare il debito greco. Lo scorso weekend, dopo l’ennesima richiesta di austerity da parte dell’Unione Europea (innalzamenti delle tasse e dell’Iva sul turismo e sui beni alimentari) il primo ministro ellenico Tsipras pare abbia perso la pazienza: la Grecia, già messa in ginocchio da mesi e mesi di austerity, rischierebbe di collassare definitivamente! Per questo motivo chiederà al popolo, tramite referendum, se restare o no nell’Unione. Ma cosa potrebbe accadere se la Grecia esce dall’Euro? E soprattutto cosa succederebbe all’Italia? Il parlamento greco ha approvato un referendum per uscire dall’Euro: se dovessero vincere i Sì, la Grecia saluterebbe per sempre l’Unione Europea. In questo caso, non si sa che ruolo occuperebbe nella politica internazionale: potrebbe assumere un ruolo simile a quello della Gran Bretagna (ovvero appartenente all’area Schengen, ma con regole e valuta propria), oppure uscire definitivamente e non farne più parte in tutto e per tutto. Secondo lo statuto dell’Unione, l’uscita dall’Euro è irreversibile! Ma per la Grecia possono prospettarsi diverse soluzioni.
Conseguenze Per La Grecia
Come è ovvio, la prima (e immediata) conseguenza per la Grecia sarebbe il default ufficiale, con le banche che non potrebbero più restituire i miliardi di finanziamento ricevuti dalla BCE. Il Fondo Monetario Internazionale e tutte le banche e i creditori vari (Italia compresa, per un’esposizione da 65 miliardi di euro) potranno richiedere un immediato risarcimento dei loro crediti. Altra importante conseguenza, sarebbe la chiusura immediata dei finanziamenti della BCE e del fondo per i prestiti di emergenza dal quale la Grecia ha fatto più volte ricorso negli ultimi tempi. E non avendo più i fondi necessari a pagare gli stipendi pubblici e le pensioni, le banche sarebbero costrette a pagare con delle cambiali (chiamate Iou), rimandando il problema. Con gli Iou è possibile rinviare i pagamenti e, se una persona volesse incassarli prima della scadenza, pagherebbe una commissione. Se dopo alcuni mesi continuasse quest’assenza di liquidità, la Grecia sarebbe costretta a riprendere a stampare la dracma con una svalutazione molto importante rispetto all’Euro, stimata intorno al 40%. Al tempo stesso, le aziende sarebbero costrette a far rientrare i capitali dall’estero e a bloccare i dividendi. In questo caso, sarebbe compito delle varie banche mondiali creditrici decidere cosa fare. Con molta probabilità, esse concederanno ulteriore tempo alla Grecia in modo che le riforme attuate (?) possano far ripartire l’economia con una dracma svalutata fino alla scadenza naturale del debito (nel 2021), sperando che nel frattempo il paese riesca a far fronte a quanti più debiti possibile. Attualmente si stima che i greci abbiano un debito di circa 600 miliardi di euro, 1/4 di quello italiano, ma con un’economia molto più disastrata.
Conseguenze Per L’Italia
La dichiarazione ufficiale di default da parte della Grecia, provocherebbe delle conseguenze ancora tutte da decifrare al nostro paese. Il problema principale che più preoccupa gli esperti è lo spread, con il ritorno ai punteggi di qualche anno fa (500-600). L’ipotesi più probabile, però, è che lo spread si attesti sui 150 punti, un numero elevato ma non preoccupante. I “catastrofisti” (che non mancano mai!) affermano invece che verranno portati attacchi speculativi al secondo Paese messo peggio nell’Eurozona, ovvero l’Italia.
Le grandi banche mondiali tendono ad escludere questa eventualità, almeno per il momento. All’Italia (ma anche alla Spagna) verrà chiesto di intraprendere quelle riforme di ristrutturazione che la Grecia non ha intrapreso e, se dovessero farcela, lo spread potrebbe tornare sotto quota 100 punti; al contrario in caso di fallimento si potrebbero superare i 250 punti di spread e perfino i 300. Ma la conseguenza peggiore per l’Italia è che, essendo falliti tutti i tentativi di tenere bassi i tassi d’interesse, la BCE cominci a rialzarli, danneggiando le imprese di casa nostra. In questo modo quella crescita calcolata da Renzi che quest’anno dovrebbe raggiungere lo 0,7% e l’anno prossimo l’1,4 verrebbe nuovamente azzerata, facendoci ripiombare in recessione! Non ci saranno invece problemi per le banche che da tempo si sono disimpegnate con la Grecia e per questo non ci sarà il rischio di vedere anche da noi l’assalto ai bancomat come sta avvenendo nel paese ellenico.
Tuttavia, le ipotesi “istituzionali” sono rassicuranti. Il commissario europeo per gli affari economici, Pierre Moscovici, è certo che “l’Eurozona continuerà ad esistere con o senza la Grecia“. E il governo italiano, per bocca del premier Renzi e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ha escluso un eventuale rischio “contagio” verso l’Italia. L’auspicio di tutti (o quasi, vedi Merkel!) è che si riesca a trovare una soluzione alternativa costringendo il governo Tsipras a sottostare ad alcune posizioni che per la troika europea sembrerebbero insostituibili.