Fondi Comuni: Quando le Commissioni Abbattono il Rendimento
La riduzione ai minimi termini dei tassi di interesse negli ultimi anni e la disponibilità degli investitori a correre dei rischi pur di ottenere un rendimento, rendono il mondo della finanza piuttosto ostile a chiunque, poiché c’è sempre…un prezzo da pagare! Questo dato di fatto si estende anche ai gestori dei fondi comuni. Spesso questi esagerano oltre ogni logica con i costi che i sottoscrittori devono sostenere. Esempio lampante di ciò sono tutte le volte in cui un investitore, nonostante le perdite dei suoi investimenti, si sia trovato a pagare anche le rendite al gestore del fondo.
Indice
Fondi comuni: controllo periodico de Il Sole 24 Ore
Nell’introduzione di questo articolo, non a caso abbiamo menzionato il termine esagerazione: il riferimento è infatti rivolto ai costi di commissione aumentati inverosimilmente da parte dei gestori di fondi comuni di investimento. Una situazione che Il Sole 24 Ore non si lascia sfuggire e a cui dedica, col supporto della società di consulenza Norisk, delle specifiche analisi mensili. Ciò che risulta dallo studio in questione è una tendenza, da parte dei gestori di fondi, ad intascare provvigioni superiori ai guadagni riconosciuti ai clienti.
Dal 2015 ad oggi, i fondi oggetto della ricerca (oltre 200) su 1.000 euro investiti avrebbero offerto al sottoscrittore una media in perdita, comprensiva delle commissioni di ingresso, di circa 12 euro al netto dei costi. Il guadagno ottenuto dalla variazione positiva dei fondi, sarebbe stato totalmente ridotto versando una media di oneri di sottoscrizione al fondo pari al 2,93%. Per quanto riguarda le società di gestione invece, per loro il guadagno è approssimativamente di 65 euro, senza tener conto delle eventuali commissioni.
Fondi comuni & ETF
Per quanto riguarda gli ETF invece, i fondi appartenenti alla categoria Obbligazionari Corporate Euro, non escono totalmente sconfitti se messi a paragone con l’ETF comparabile, composto dall’Amundi Euro Corporate. E’ infatti di 87 il numero di prodotti che hanno superato la prova del benchmark (espresso in percentuale, il 43%). Ciò significa che se tre anni fa si fossero investiti 1.000 euro nell’ETF Amundi Euro Corporate, sarebbero diventati 1.019 euro.
Si tratterebbe di un risultato simile ai fondi comuni, ma senza le commissioni di ingresso, poiché anticipatamente pagate dall’investitore. Queste commissioni variano in base alle trattative fra investitore e intermediario. Per l’ETF sono stati presi in considerazione i costi di intermediazione e lo spread denaro-lettera, situazione in cui l’emittente dell’ETF avrebbe incassato meno di 5 euro nell’arco di tre anni, equivalente allo 0.16% del capitale investito. Al cospetto dei 65 euro che avrebbero incassato i gestori dei fondi comuni, si tratta di una notevole differenza.
Fondi comuni: quando perdono…ma la SGR guadagna
Marcello Rubiu, partner di Norisk, ha affermato:
“In un arco temporale complessivamente positivo per il mercato, 24 fondi dei 202 analizzati hanno ottenuto nell’ultimo triennio performance negative. Tra i fondi più rilevanti in termini di dimensioni spiccano in negativo Deutsche Invest Euro Corporate Bonds (-12 euro) e Invesco Euro Corporate Bond (da -6 euro a -17 euro a seconda della classe). Ma è il fondo Pictet-Eur Corporate Bonds che si distingue per la maggior sproporzione tra i guadagni incassati dalla società di gestione e dai distributori rispetto a quelli riconosciuti al risparmiatore: il fondo della casa di investimento elvetica, infatti, ha registrato una variazione negativa di 17 euro e, aggiungendo le commissioni d’ingresso (max 5%), l’investitore avrebbe subito una perdita di 66 euro. La casa di gestione e i collocatori, invece, avrebbero incassato 88 euro.”
La differenza fra chi ha investito capitale e chi lo ha gestito ammonta a 154 euro.
Fondi comuni: ”sfida interna”
Amundi, oltre a distribuire ETF (adoperati come benchmark per l’analisi di cui sopra), ha all’interno della categoria Morningstar Obbligazionari Corporate Eur tre fondi:
• Amundi Bond Euro Corporate AE (LU0119099819), 67 milioni di euro di attività gestite, spese correnti 1,34%, commissioni di ingresso max 4,5%;
• Amundi Obbligazionario Euro Corporate Etico B (IT0004814213), 109 milioni di euro di attività gestite, spese correnti 1,43%, nessuna commissione di ingresso;
• Amundi Pioneer Euro Corporate Bond E (LU0133660638), 766 milioni di euro di attività gestite, spese correnti 1%, commissioni di ingresso max 2,5%.
Rubiu continua:
«Il primo fondo è quello che ha ottenuto performance migliori: +25 euro nei tre anni sui mille investiti. L’impatto delle ingenti commissioni di ingresso, però, ha causato una perdita di 21 euro per l’investitore. Del fondo Amundi Bond Euro Corporate ci sono comunque altre classi che, a fronte di spese correnti superiori, prelevano commissioni di ingresso minori, o viceversa. Le classi FE (spese correnti 1,74%, ingresso 0%) e ME (0,84% e 2,5%) avrebbero fatto conseguire al risparmiatore un guadagno, rispettivamente di 18 euro e 9 euro. La classe SE (1.54% e 3%), invece, avrebbe causato una perdita di 9 euro».
Per Amundi Obbligazionario Euro Corporate Etico e Amundi Pioneer Euro Corporate Bond anche le classi senza commissioni di ingresso avrebbero causato delle perdite per gli investitori.
Fondi comuni: le eccellenze emerse dall’analisi
Come abbiamo già menzionato, su 200 sono solo 87 i fondi che hanno evidenziato rendimenti superiori a quelli dell’Etf. Pur avendo differenti profili di rischio, hanno consentito agli investitori dei guadagni consistenti. Dall’analisi fatta è emerso che fra i migliori fondi comuni spiccano questi tre:
• Nordea European Financial Debt Fund BP (LU0772944145), guadagni sottoscrittore 96 euro;
• New Millennium Augustum Corporate Bond A (LU0163796203), guadagni sottoscrittore 53 euro;
• Schroder Euro Corporate Bond B (LU0113257934), guadagni sottoscrittore 51 euro.