Guida ai Termini Finanziari: i concetti di Spread, Downgrade, Outlook e Default
Negli ultimi tempi sentiamo tanto parlare di termini finanziari come spread, outlook, downgrade e default.
Ma….conoscete il loro vero significato? Oggi cercherò di spiegarvi cosa indicano queste parole, come possono influenzare le nostre scelte di investimento, ma anche la vita di tutti i giorni.
Indice
Termini Finanziari: i concetti di Spread, Downgrade, Outlook e Default
Spread
Spread è un termine inglese che in italiano significa “differenziale“. Da quando è iniziata la crisi sui mercati finanziari, il termine viene di solito utilizzato per indicare la differenza di rendimento tra il Bund (titolo di Stato tedesco a medio-lungo termine) a 10 anni e le emissioni governative dei Paesi periferici con la stessa scadenza. Così, se il primo rende il 2% e il Btp il 6%, lo spread ammonterà di conseguenza al 4%, cioè 400 punti base. (leggi anche Spread: cos’è e cosa comporta)
Ma qual è l’origine di queste differenze di rendimento? Come sapete, in ogni mercato a fare il prezzo è l’incontro tra la domanda e l’offerta. Quindi, visto e considerato che la Germania è conosciuta come un paese sicuro per gli investimenti, il governo tedesco può permettersi di proporre rendimenti contenuti e trovando sempre investitori interessati! Per cui l’Italia, che ha un elevato debito pubblico, è costretta ad aumentare i rendimenti per poter attrarre gli investitori.
L’andamento dello spread, di cui si sente quotidianamente parlare, aiuta quindi gli investitori ad identificare lo stato di salute del Paese: se si restringe, significa che il “rischio-Italia” fa meno paura, il contrario se si amplia. Ma quanto più sarà alto il rendimento che il Tesoro italiano deve offrire, tanto più il paese dovrà spendere! Di conseguenza, il “buco” di bilancio dovrà essere coperto in due modi: aumentando le tasse o riducendo la spesa pubblica, a meno di non accettare che salga ancora il rapporto tra debito e Pil!!
Termini Finanziari: i concetti di Spread, Downgrade, Outlook e Default
Downgrade-Upgrade e Outlook
Le ben note agenzie di rating, le più famose delle quali sono Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, si occupano di analizzare la qualità di un debitore (Stato sovrano o azienda) nel momento in cui emette un titolo obbligazionario. L’agenzia, dopo averne analizzato su diversi fronti la sua solvibilità, darà loro un giudizio sintetico espresso in lettere.
Gli emittenti più solidi ed affidabili ricevono la tripla A (AAA), mentre quelle in stato di insolvenza si vedono assegnare la singola C (ma Standard & Poor’s si spinge anche fino alla lettera D!).
Queste indicazioni hanno purtroppo il loro peso, perchè vengono prese come metro di giudizio dagli investitori nel momento in cui organizzeranno i loro portafogli finanziari.
Il termine downgrade si usa quando il giudizio sul merito creditizio di un titolo, di una società o di uno Stato subisce una riduzione di punteggio (ad esempio passa da AAA ad AA -), mentre quando migliora si ha un upgrade.
Ma non sempre un cambio di giudizio è correlato ad un declassamento o a una promozione: a volte l’analisi si limita a indicare l’outlook, ovvero la prospettiva dell’emittente nel medio periodo (dai 6 mesi ai 2 anni).
Così, se uno Stato o azienda ha visto peggiorare leggermente la sua salute finanziaria, potrà vedersi confermato il merito creditizio, ma con un outlook negativo!
In questo caso, l’outlook rappresenta un “campanello d’allarme”, in quanto se il soggetto esaminato non si farà carico dei rilievi riportati nel report, rischierà un downgrade quando vi sarà la valutazione successiva.
Eccovi ora una tabella che riassume il metro di giudizio e la valutazione delle agenzie di rating sopra citate….
Termini Finanziari: i concetti di Spread, Downgrade, Outlook e Default
Default
Il termine inglese default corrisponde all’italiano “insolvenza“, ovvero l’impossibilità di adempiere alle scadenze dei pagamenti del debito o l’essere costretti a sottostare a determinate condizioni di un accordo. Uno Stato o una società viene definita insolvente quando, ad esempio, non è in grado di ripagare gli interessi sulle obbligazioni (bond) o di restituire il capitale giunto a scadenza.
Negli ultimi 30 anni abbiamo assistito ad una nutrita serie di famosi default: Argentina, Russia, Cina e Parmalat. I risparmiatori che avevano investito in questi stati o società, hanno purtroppo perso tutti i loro risparmi investiti e solo in qualche caso sono riusciti a recuperare una parte del capitale investito (spesso al termine di lunghe cause contro le banche che li avevano convinti a sottoscrivere quei titoli!).