I 6 Titoli Di Stato Italiani
Fra tutti gli investimenti disponibili oggi, i titoli di stato rappresentano un’opportunità interessante per chi non vuole assumere troppi rischi, in quanto è difficile che l’ente emittente fallisca e non ripaghi il debito. Difficile ma, come abbiamo visto negli ultimi anni per Argentina, Islanda e Grecia, non impossibile! Ad ogni modo, oggi è possibile investire sia in titoli di stato italiani che su titoli di stato esteri ma, nell’articolo di oggi, ci concentreremo sui principali titoli di stato italiani in cui è possibile investire i propri risparmi.
Indice
Buoni Ordinari del Tesoro (BOT)
I Bot sono titoli a breve termine che hanno durata (al momento dell’emissione) di 3, 6 e 12 mesi; anche se, in alcune rare occasioni, sono stati emessi titoli con durate più brevi (anche di un solo mese). Le aste dei BOT semestrali ed annuali avvengono regolarmente ogni mese, mentre quelli trimestrali vengono rilasciati in base alle esigenze del Ministero del Tesoro. La principale caratteristica dei BOT è quella di essere titoli la cui remunerazione corrisponde alla differenza tra il prezzo pagato al momento dell’acquisto (inferiore a 100, percentualmente) e il valore nominale che, invece, è sempre fatto pari al 100%. In quest’ottica i Bot diventano titoli “zero coupon”, in quanto non pagano cedole periodiche. Gli interessi sono incassati in un’unica soluzione al momento della scadenza. E visto che l’imposta sui proventi è anticipata, chi investe in questi titoli di stato incasserà l’esatto valore nominale alla scadenza senza subire riduzioni.
Certificati di Credito Zero Coupon (CTZ)
I CTZ sono dei titoli di stato quasi identici ai BOT. Sono due i principali elementi che li differenziano:
- hanno una durata maggiore (24 mesi, al momento dell’emissione);
- l’imposta sugli interessi è pagata alla scadenza. In questo modo, l’importo incassato alla scadenza sarà pari al valore nominale del titolo al netto dell’imposta sostitutiva sulla differenza tra il valore nominale e il prezzo di emissione.
Il vantaggio di questi titoli, come i Bot, è quello di non rendere necessario il reinvestimento degli interessi. Visto che questi ultimi non sono pagati periodicamente, è come se venissero reinvestiti nello stesso titolo, ottimizzando il rendimento finale poiché non si creano somme liquide che non sono “re-impiegabili”. Altra differenza con i Bot, è che i CTZ sono emessi sempre ogni mese.
Certificati di Credito del Tesoro (CCT)
Sono titoli che hanno una durata, al momento dell’emissione, pari a 7 anni. I CCT pagano degli interessi posticipati in rate semestrali. La loro remunerazione consiste, come per tutti i titoli che corrispondono interessi periodici, in due elementi:
- la “cedola“, ovvero la rata di remunerazione;
- lo “scarto di emissione“, formato dalla differenza tra il prezzo di sottoscrizione (o di acquisto) ed il valore nominale (al netto dell’imposta sostitutiva).
Mentre la seconda voce dipende dalle oscillazioni di prezzo, le cedole dei CCT variano a seconda dell’andamento del rendimento dei BOT. Ogni rata di interesse pagata sarà pari, infatti, al rendimento dei BOT semestrali rilevato nell’asta che precede l’inizio di maturazione della stessa, più una maggiorazione (spread). Dal 2010, esiste anche una “variante” dei CCT, chiamata CCTeu, la cui remunerazione è indicizzata all’andamento del tasso Euribor a sei mesi. I CCT vengono emessi ogni mese.
Buoni Poliennali del Tesoro (BTP)
Questi titoli a tasso fisso possono avere durata (al momento dell’emissione) pari a 3, 5, 10, 15 e 30 anni. Gli interessi, corrisposti al risparmiatore in misura fissa, vengono pagati ogni sei mesi. Come i CCT, i rendimenti dei BTP sono rappresentati, oltre che dai proventi pagati, anche dalla differenza tra il prezzo di acquisto ed il valore nominale alla scadenza. Visto che le cedole dei BTP non possano adeguarsi ai nuovi livelli di remunerazione pagati dal mercato, il loro prezzo tende ad oscillare in modo più deciso rispetto ai CCT. L’entità di queste oscillazioni (che hanno segno opposto alla variazione nei tassi di interesse) è direttamente proporzionale alla durata del titolo. Per questo motivo, sarebbe generalmente opportuno limitare la durata dei BTP su cui si desidera investire (5-7 anni) per gestire questo rischio. I BTP sono emessi due volte al mese, a seconda delle scadenze.
Buoni Poliennali Indicizzati All’Inflazione (BTPi)
Sono titoli aventi durata (all’emissione) pari a 5, 10, 15 e 30 anni. Praticamente uguali ai BTP, ma con una sostanziale differenza: gli interessi pagati e il capitale rimborsato sono rivalutati per compensare la perdita del potere di acquisto della moneta nel corso del tempo (ovvero all’inflazione). Il tasso di interesse indicato nella denominazione del titolo è quindi il tasso reale, che sarà poi “ricalcolato” in quello effettivamente pagato grazie all’utilizzo di appositi “coefficienti di indicizzazione”.
BTP Italia
I BTP Italia sono titoli di stato della durata di 4, 6 o 8 anni (al momento dell’emissione), che offrono un tasso di interesse costante nel tempo, più una maggiorazione per compensare il deprezzamento del potere di acquisto della moneta nel tempo (inflazione). Quindi, i BTP Italia permettono di effettuare un investimento indicizzato al costo della vita, poiché le cedole pagate dal titolo ed il valore nominale incassato a scadenza saranno agganciati entrambi all’indice FOI (famiglie operai ed impiegati), parametro importante dell’inflazione italiana.
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