– News – Donne nei Cda: l’Italia conquista il quinto posto nel mondo

Gender E Finanza

Lo rivela la ricerca “The CS Gender 3000 in 2019” di Credit Suisse ; La presenza delle donne nei CdA in 10 anni è aumentata del 50%; in Italia è al 33.1% verso una media mondiale del 20,6%

di Lucilla Incorvati

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4′ di lettura

Cresce del 50% la presenza femminile nei CdA negli ultimi 10 anno.
La quota di donne in posizioni manageriali più alta è negli Stati Uniti e nella regione Asia Pacifico rispetto all’Europa; le aziende con una presenza più massiccia di donne in ruoli apicali fanno più utili e mostrano performance migliori in Borsa . L’Italia con una presenza del 33% si posiziona al 5° posto a livello mondiale. Lo rivela il terzo rapporto CS Gender 3000 del Credit Suisse Research Institute (CSRI) .

Presenza di donne nei Cda in base al paese


The CS Gender 3000 in 2019

L’analisi sulla presenza di donne nei CdA e al ruolo delle donne in posizioni dirigenziali, in posizioni esecutive ha toccato 3000 aziende in 56 Paesi. La percentuale di donne nei CdA su scala globale è pari al 20,6%: una quota quasi doppia rispetto all’inizio del decennio e del 15,3% superiore al dato rilevato nel 2016.

Il quadro delineato è geograficamente disomogeneo: il Giappone si colloca è in fondo alla classifica, con appena il 5,7% di donne nei CdA, ma più vicino al 29,7% dell’Europa. In Europa sono stati compiuti i maggiori sforzi a livello governativo per migliorare la situazione della diversità di genere nei consigli. In Nord America sono stati osservati i progressi più significativi in assenza di pressione normativa, con una rappresentanza femminile nei board passata dal 17,3% nel 2015 a quasi il 24,7% attuale. Nel Sud America la quota femminile nelle posizioni dirigenziali è aumentata solo gradualmente verso un 7,8%. Nella regione Asia Pacific (Giappone escluso) il miglioramento è stato più lento, anche se il quadro si presenta alquanto disomogeneo tra i Paesi, con quote che variano tra il 3% e il 30%. Sebbene la rappresentanza femminile dei CdA giapponesi, in termini assoluti, sia tutt’altro che soddisfacente (soprattutto in considerazione delle riforme e della dichiarata politica di “Womenomics”), all’inizio di questo decennio era inferiore all’1%. Insomma, anche lì il miglioramento è stato considerevole.

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