Gli Effetti Del Rialzo Dei Tassi d’Interesse Da Parte Della Fed
Dopo tanti rinvii e falsi “allarmi”, due giorni fa la Fed ha finalmente alzato i tassi di interesse di un quarto di punto, portando il costo del denaro nella fascia 0,50-0,75%. Si tratta del primo aumento del 2016 e del secondo da dieci anni. Ma il fatto veramente interessante per gli investitori è che potrebbero esserci ulteriori aumenti nel corso del 2017. A spiegare la posizione della Fed c’è il rialzo delle prospettive di inflazione, unito alla situazione del mercato del lavoro che presenta piena occupazione e spinta al rialzo dei salari. La stima sulla crescita del Pil Usa è stata rivista al rialzo. I banchieri americani prevedono, per il prossimo anno, almeno tre rialzi da un quarto di punto del costo del denaro (dai due stimati nel settembre scorso). Almeno è quello che emerge dai “dot plot”, la tabelle con le previsioni per le prossime mosse di interesse che accompagnano il comunicato finale della due giorni di riunione. Secondo quanto affermato dalla Federal Reserve, “l’economia americana assicura solo aumenti graduali dei tassi di interesse. I rischi all’outlook sono bilanciati, il mercato del lavoro ha continuato a rafforzarsi e la crescita è moderata.”
Ad ogni modo, la politica della Fed dipenderà anche dalle scelte della nuova amministrazione Trump, soprattutto quelle riguardanti gli sgravi fiscali per la classe media. Questa riforma fiscale, tuttavia, non è ancora molto chiara e il suo impatto sui conti pubblici potrebbe essere disastroso. Almeno è così che la pensano alcuni analisti, secondo cui la politica economica di Trump potrebbe far aumentare il debito pubblico di 7.200 miliardi di dollari in 10 anni! A questo proposito Janet Yellen, capo della Fed, ha affermato: ”Non cerco di dare consigli alla nuova amministrazione Trump, ma il rapporto debito-pil deve essere tenuto in considerazione nel definire le politiche di bilancio e gli stimoli. Per noi, comunque, l’aumento dei tassi di interesse è un segnale di fiducia per l’economia americana.” La Fed, infatti, rivede al rialzo le stime di crescita per il 2016 e il 2017. Il pil americano crescerà quest’anno dell’1,8-1,9%, più dell’1,7-1,9% previsto in Settembre. Il prossimo anno la crescita è stimata a 1,9-2,3%, rispetto all’1,9-2,2% previsto in precedenza.
Effetti sui Mercati
Il rialzo dei tassi da parte della Fed, non ha provocato grandi effetti sui mercati. Anche se una fase iniziale di “estrema euforia” ha portato l’S&P500 a segnare la peggior performance degli ultimi due mesi, mentre il dollaro si è portato sui massimi da 14 anni a questa parte, rafforzandosi anche nel continente asiatico. L’Euro, invece, si è deprezzata sensibilmente sotto quota 1,04 contro il dollaro (ai minimi da 13 anni). Sempre sul fronte valutario, sotto pressione lo yuan: la Banca centrale cinese ha dovuto fissare la parità sul dollaro a 6,9289, in calo di 261 punti e ai minimi degli ultimi 8 anni e mezzo. Nella giornata di ieri, tuttavia, i listini europei hanno reagito bene chiudendo in rialzo: Milano +2,05%, Londra lo +0,7%, Parigi +1,16% e Francoforte +1,17%. Per quanto riguarda il rendimento del Btp decennale, è salito all’1,86% con lo spread sul bund che resta in area 150 punti per effetto delle massicce vendite sul titolo tedesco, che vede salire il rendimento allo 0,370%. Torna invece sotto i 40 punti lo Spread tra Italia e Spagna. L’agenda macroeconomica registra il miglioramento dell’indice Pmi manifatturiero dell’Eurozona, che si porta a 54,9 punti a dicembre facendo registrare il miglior risultato da 68 mesi (sopra quota 50 indica espansione). Il rialzo dei tassi ha portato però ad un leggero deprezzamento del prezzo dell’oro (-0,7%), scendendo a $ 1.134 l’oncia, ai minimi degli ultimi 10 mesi. Le prese di beneficio, dopo la corsa dei giorni scorsi sull’onda dell’accordo Opec, il rialzo del dollaro e la prospettiva di un riavvio più incisivo dell’export di greggio dalla Libia, ha penalizzato invece il petrolio: il greggio Wti del Texas ha confermato i cali anche a New York infrangendo al ribasso quota $ 50.
Cosa Significa Per Gli Investitori
L’aumento dei tassi di interesse, a breve termine, probabilmente non avrà un grande impatto sulla maggior parte dei portafogli a reddito fisso. Il rialzo è stato infatti piuttosto leggero e le conseguenze riguarderanno per lo più i possessori di obbligazioni con scadenza a lungo termine, in quanto si tratta notoriamente di titoli non particolarmente sensibili ai tassi d’interesse. Generalmente, però, l’impatto per gli investitori non dovrebbe essere significativo. Gli speculatori che fanno trading su orizzonti temporali piuttosto brevi, invece, dovrebbero essere a conoscenza dell’impatto che l’aumento dei tassi di interesse potrebbe avere sui loro portafogli obbligazionari e farsi quindi trovare pronti ad una maggiore volatilità. Ma gli investitori a lungo termine possono stare tranquilli e seguire con calma lo sviluppo degli eventi. L’aumento dei tassi di interesse porta ad un calo dei prezzi delle obbligazioni e questo trascinerà verso il basso soprattutto quelle a breve termine. Nel lungo periodo, tuttavia, i tassi di interesse più elevati aumenteranno il loro valore. Anche se questo potrebbe sembrare controproducente, se siete un investitore in obbligazioni a lungo termine, potete anche sfruttare l’aumento dei tassi di interesse. Infatti, i pagamenti di interessi superiori possono compensare il declino dei prezzi causati dai tassi crescenti nel tempo.
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